
Gli autori di “Solo quello che vedo”Laura Pepe, Maia Salvato e Vincenzo Catapano con la dottoressa Anna Auricchio, amministratore di Neapolisanit.
E’ Maia Salvato a sintetizzare al meglio il senso di un idea concepita in una classica sera mangiando una pizza e portata poi sullo schermo: “coinvolgente, entusiasmante e ci ha portato tanta tanta crescita a livello umano e professionale, perché ci ha fatto conoscere l’autismo in maniera più approfondita grazie anche agli operatori di Neapolisanit, ma al contempo ci ha fatto crescere professionalmente appunto, considerato che la nostra storia viene dal teatro. Abbiamo infatti imparato tanto sul set, grazie soprattutto a Maurizio Casagrande che ha coadiuvato il nostro lavoro. Quando abbiamo deciso di scrivere qualcosa che riguardasse il sociale, ci sono venuti in mente tanti temi, ma nel momento in cui nella nostra lista è comparso l’autismo tutto ci è sembrato più chiaro, perché purtroppo di questo argomento si parla ancora troppo poco. Non c’è nulla a livello di sensibilizzazione che possa essere in grado di arrivare ad un pubblico vasto. Noi abbiamo cercato di farlo nella maniera più simpatica possibile, con toni delicati, quasi da commedia. Abbiamo quindi scelto il web perché inevitabilmente oggi è il mezzo più immediato, quello che più velocemente arriva a tutti ed ai più giovani in particolare. Per questo abbiamo scelto anche la linea dei sei episodi della durata di circa otto minuti ciascuno, in modo che anche un adolescente può guardarlo magari dal tragitto da casa a scuola.
Di solito quando si finisce un lavoro cinematografico, televisivo, o più specificamente come nel vostro caso veicolato in prima battuta via web, dopo la promozione di rito, solitamente si comincia a pensare ad altro, ci si dedica al prossimo impegno. Nel vostro caso si può dire che “Quello che vedo” è un continuo, nel senso settimana dopo settimana siete presenti nelle scuole dove date vita ad un coinvolgente dialogo con i ragazzi che così diventano i principali attori della consapevolezza dell’autismo.
“ In effetti è così – risponde Vincenzo Catapano – stiamo svolgendo un’azione di sensibilizzazione che dura tutto l’anno scolastico che non si ferma dunque solo a questa giornata celebrativa, che quindi porteremo ancora avanti per diversi mesi”. Gli fa eco Maia Salvato che sottolinea come i ragazzi di scuole elementari, medie e superiori siano entusiasti, delle tante domande di ogni genere, strane come curiose, che pongono ad autori ed attori della fiction, il ché fa capire ancora di più quanto sia importante l’opera di sensibilizzazione a riguardo.
E Laura Pepe, cita un bambino che aveva dichiarato il suo apprezzamento alla serie perché in maniera divertente gli aveva fatto conoscere un tema serio e complicato tanto da avere paura della parola stessa autismo e quindi delle persone con sindrome autistica. Dopo aver visto la fiction e dibattuto con loro, ha avuto modo invece di approcciarsi in maniera più positiva, tanto da poter anche imparare qualcosa dalle persone come il protagonista del film.
“All’inizio anche noi- dice Laura Pepe – abbiamo cercato di documentarci anche sull’autismo, leggendo varie cose e vedendo film e documentari, poi abbiamo capito che era più opportuno vivere un’esperienza diretta per calarsi realmente nel problema. E in effetti possiamo affermare che l’autismo lo abbiamo conosciuto qui al centro Neapolisanit. E proprio questa difficoltà di conoscenza e di comprensione della materia ci ha fatto scegliere come filone della storia la sindrome autistica, in quanto di altre forme di diversità, disabilità, discriminazione, si sente parlare, c’è attenzione, dal bullismo alla violenza sulle donne, ma di autismo si parla ancora troppo poco e troppo poco si sa sul come affrontarlo, nonostante i casi siano in aumento”.
Considerato il successo e l’ attenzione che avete creato intorno a questa web serie e di conseguenza all’ universo autistico, pensate di dare un seguito?
“La nostra idea- ribatte Maia Salvato – è di fare o un continuo di “Quello che vedo”o dar vita ad un’altra serie su un altro tema sociale”.
Anche perché “Quello che vedo” come è emerso del resto in questa vostra prima sceneggiatura, può dar voce e immagine a tutte quelle altre forme di disagio, discriminazione, di invisibilità, di diversità,che sono presenti nella nostra società.
“In effetti in “Quello che vedo”- sottolinea Laura Pepe – ci sono già tanti accenni a vari tipi di diversità, c’è l’omosessualità, la discriminazione razziale, quella religiosa, la famiglia monoparentale dal punto di vista della malattia, dell’ autismo, ma anche dal punto di vista della vita che porta a percorsi tanto differenti”.
Infine, dalle due colleghe giunge un plauso a Vincenzo Catapano, che oltre i panni di autore ha vestito anche quelli di attore, nel ruolo più delicato, quello appunto del giovane autistico Filippo. “E’ stato talmente bravo nell ‘interpretrare il ruolo, che in molti dopo la proiezione – racconta Laura Pepe – ci chiedono se sia veramente autistico”.
Da parte sua l’attore protagonista così esprime la soddisfazione per il lavoro svolto:”è stato un bel viaggio che mi ha cambiato sia dal punto di vista professionale che umano, e questo grazie ad IRFID e Neapolisanit ed ai ragazzi ospiti del centro, a cominciare da Danilo, perché è grazie a lui ed ai suoi amici ed agli operatori, che è stato possibile realizzare tutto questo. Questo magnifico sogno”.